Se generalmente le voci si odono, per le persone sorde  le voci  si vedono. ‘Vedere voci’ è  il titolo del bellissimo libro del neurologo Oliver Sacks  che nel 1989 pubblicò i dati delle sue ricerche sul complesso e variegato mondo dei sordomuti. Se volete mettervi nei panni di un non udente  per comprendere  anche solo un pochino ciò che si attiva a livello degli altri sensi per giungere a captare i messaggi esterni e per comunicare con gli altri, turatevi molto bene le orecchie per almeno una mezza giornata e continuate la vita quotidiana di sempre. Se non barate, vi accorgerete ben presto che la vostra percezione delle cose comincerà a cambiare radicalmente e potreste dar ragione a Sacks quando afferma che ‘il meno’ può anche nascondere ‘un più’.  Senza ombra di dubbio, da parte di queste persone, ‘un più’ consiste nella loro acuta capacità di sviluppare l’esperienza visiva, base questa, su cui si è formato l’affascinante linguaggio gestuale o lingua dei Segni che ha permesso e permette ai sordi di costituire comunità. Sarà  forse perché mi occupo da 20 anni di arti visive che il mondo dei sordi  ha cominciato ad affascinarmi dal lontano 2005, anno in cui iniziai le prime esperienze  con gruppi di bambini sordi, presso la scuola Figlie della Provvidenza di S. Croce di Carpi. Avevo finito da un anno la scuola di specializzazione di MusicArTerapia nella Globalità dei Linguaggi e quello fu per me un banco di prova di inesauribile valore umano e professionale.  Recentemente, tale  interesse  mi ha condotta a sperimentare con un gruppo di 10 bambini sordi dai 5 ai 10 anni una forma di teatro-fiaba che parte dal linguaggio visivo  e che mutua  alcune tecniche   anche  dal sociodramma moreniano classico,  di cui dal 2013 sono senior director per la conduzione di gruppi. Insieme ad altri operatori, che mi hanno affiancata in questa bellissima esperienza, abbiamo potuto constatare che il mix di MusicArTerapia e teatro-fiaba è stimolante ed arricchente in quanto porta pian piano i bimbi sordi ad espandere il loro universo simbolico e relazionale, in maniera ludica e in un contesto contenitivo. Il tipo di teatro-fiaba sperimentato permette un’ espressione della persona  a tutto tondo in modo spontaneo e creativo, perché non vengono  imparate  parti da recitare.  Quando viene giocato un ruolo fiabesco come quello della principessa, del mago, del guerriero o anche più connotato come quello di Biancaneve o di Babbo Natale,  il personaggio scelto  viene interpretato dai bambini in modo personale, esprimendo nel contempo le tematiche rilevanti per il gruppo. Per arrivare alla messa in scena è stato necessario un grosso lavoro preparatorio che durante i laboratori ci ha portato a realizzare il Mazzo di Carte del teatro-fiaba del gruppo, contenente animali, personaggi, espressioni mimico-facciali e oggetti insieme ad  una serie di disegni-racconto. Questi strumenti didattici, realizzati attraverso l’utilizzo del linguaggio visivo ( potenziato in questi bambini a causa del loro deficit uditivo), hanno favorito la comunicazione interpersonale che, sulla scena, è stata poi arricchita dal   linguaggio del corpo, dai gesti  e dai segni e infine per alcuni anche dal labiale e dalle parole. Per continuare questa esperienza l’anno prossimo con un maggior numero di bambini, stiamo cercando risorse, per questo la scuola ha deciso di mettere il progetto ‘VEDERE VOCI’ sulla piattaforma di crowdfunding ‘Produzioni dal basso’ .

Maria Teresa Cardarelli- Maggio 2014