Punto-Linea-Superficie: il lavoro del cervello
Laboratorio di Globalità dei Linguaggi per pazienti Alzheimer e caregiver
Visto i buoni risultati ottenuti nel primo laboratorio di Globalità dei Linguaggi (1) a favore di pazienti Alzheimer e loro caregiver, il GAFA (2) ha promosso un percorso più articolato e approfondito per un numero di coppie selezionate dal centro geriatrico che ha avuto luogo presso il TauLab nel 2018. Uno dei punti forti di questo progetto, attuato in compresenza con la dottoressa Vanda Menon e due volontarie GAFA, è stato quello di proporre pratiche laboratoriali che potevano essere ripetute a casa con l’ausilio di semplici materiali forniti al termine degli incontri. Le tracce prodotte a casa venivano poi portate al laboratorio successivo, accompagnate da un breve questionario compilato dai caregiver che esprimevano il loro punto di vista relativamente al livello di coinvolgimento e interesse dimostrato nell’attività riproposta, notando eventuali differenze tra l’attività svoltasi in laboratorio, dove era presente tutto il gruppo e l’attività casalinga. Le restituzioni dei caregiver avvenivano all’inizio di ogni incontro insieme alla geriatra e alla sottoscritta lasciando spazio per domande e chiarimenti, mentre le due volontarie introducevano il tema del giorno ai pazienti tramite semplici giochi da tavolo. Poi i caregiver raggiungevano i loro cari per il laboratorio vero e proprio. Questa metodologia ha permesso di monitorare gli effetti delle proposte e di portare aggiustamenti in progress, oltre a verificare l’estrema utilità di passare anche tra le mura domestiche un tempo di rilassamento e condivisione tramite il fare artistico condiviso. “Se cambia il tempo, cambia anche l’umore e non vuole essere contrariato. Ha paura di non contare più o poco…Quando mi metto a disegnare a casa, allora arriva anche lui e mi sembra che si diverta, io mi sento un po’ negata, ma con la consapevolezza che lo faccio per stimolarlo.” “L’esperienza proposta l’abbiamo fatta in quattro ed è risultata simpatica a tutti, poi si sta in compagnia e si ride. S. dice che vorrebbe sempre la compagnia bella.” (3) Essendo le coppie inviate al progetto tutte nuove, abbiamo riproposto il laboratorio “Sotto/Sopra” di cui ho parlato nella puntata precedente, verificando sostanzialmente anche in questa occasione le conclusioni della volta scorsa. Successivamente, abbiamo lavorato sui concetti di Punto, Linea e Superficie (PLS) che costituiscono dei potenti mezzi espressivi. L’horror vacui di fronte al foglio bianco è un classico, specialmente quando il suggerimento è quello di fare ciò che si desidera, perché siamo talmente abituati ad eseguire delle consegne che la libertà può veramente bloccare. “Ci siamo accorti che siamo un po’ impacciati a lasciarci andare, c’è un po’ di difficoltà ad usare la fantasia, ma rotto il ghiaccio poi si va.” (4) Infatti, la tecnica PLS rende l’espressione grafica semplice e spontanea: a partire da un insieme di punti sparpagliati casualmente a piacere sul foglio e collegati con delle linee abbiamo l’emersione automatica di superfici e reti. Il secondo passaggio è quello di interpretare le forme emerse, aggiungendo quei particolari che le individuano ancor più chiaramente e poi di colorarle a piacere. Questa tecnica è stata proposta in un lavoro a coppie dove il caregiver affiancava il paziente sul lato destro. Il caregiver disegnava dei punti che poi il paziente univa, infine il primo interpretava la forma emersa, facendola sperimentare al proprio caro attraverso il tatto, prendendo e accompagnando la sua mano destra in modo che il paziente potesse ripercorrere con l’indice i contorni del disegno. Successivamente i ruoli venivano scambiati. “Con i puntini da collegare mia madre è più disponibile perchè riesce a farlo bene, le risulta invece più difficile intravedere qualcosa nel disegno, alla fine però ci abbiamo riso sopra.” (5) Dopo l’esplorazione tattile dei disegni realizzati in coppia e dopo la loro coloritura il caregiver invitava il proprio caro a raccontare qualcosa che i due disegni insieme potevano suscitare. Il breve racconto veniva registrato in forma scritta dal caregiver e successivamente riletto al paziente che osservava i disegni in sequenza. Infine, è stato realizzato anche un breve racconto di gruppo a partire da alcuni disegni che potrebbe essere l’incipit di una fiaba dove sono presenti però anche elementi legati alla vita dei pazienti, come una località montana frequentata e il cagnolino di famiglia. “Siamo nel medioevo al torneo di giochi di Fiumalbo in montagna. Si dovevano svolgere delle gare podistiche con l’armatura, poi una sfida di aquiloni e lancio di coltelli. Il castoro birichino si era nascosto dentro alla coppa piena di noci, ma il cagnolino del re Lillo iniziò ad abbaiare e lui venne scoperto.” Le attività sono sempre state accompagnate da musiche atte a favorire il rilassamento e questa pratica è stata da alcuni utilizzata anche durante le attività casalinghe. “Mentre disegnavamo, ascoltando musica classica, ogni tanto mia madre fischiettava, poi ho dovuto alzare il volume della musica perché non ci sente bene. Mentre dipingeva si è ricordata che anche mio padre quando era giovane aveva fatto dei quadri.” La tecnica grafica PLS imita in piccolo il lavoro incessante del cervello umano, infatti semplificando all’estremo, potremmo dire che i punti, come i neuroni cerebrali, vengono connessi attraverso delle linee, cioè le sinapsi, realizzando delle superfici, cioè le reti neurali. Questi movimenti continui nel nostro cervello sono alla base dell’apprendimento permettendoci, per esempio, di ricordare i visi delle persone, di fare svariate operazioni, nonché valutazioni in merito a come si potrebbe evolvere una certa situazione sulla base di esperienze simili già vissute. Nella patologia Alzheimer questi movimenti neurali cerebrali rallentano progressivamente causando una svariata serie di sintomi come la perdita della memoria breve, il disorientamento spaziale e nei casi più gravi anche la mancanza di riconoscimento dei familiari e di sè stessi. Dunque, disegnare quei movimenti stimola un’attività che il nostro cervello fa abitualmente e nei casi di esordio della malattia o in quelli non eccessivamente compromessi si rivela essere un’utile e divertente pratica artistica per rallentare il decadimento cognitivo.
Gennaio, 2020
Maria Teresa Cardarelli
Note al testo
2 GAFA (Gruppo Assistenza Familiari Alzheimer) dal 1998 ha iniziato ad operare a fianco delle famiglie che hanno al loro interno un malato di demenza. Costituitasi come organizzazione di volontariato nel successivo anno 2000, l’Associazione opera a Carpi, Campogalliano, Soliera e Novi di Modena grazie all’impegno dei soci volontari e con la collaborazione di diverse figure professionali per realizzare attività e progetti integrati con quelli socio-sanitari pubblici e privati esistenti nel territorio.
3-4-5 Brani tratti dalle schede ‘Raccolta delle riflessioni dei caregiver ’