Quando Natura e Arte si incontrano
Tutto ciò che è natura risuona in noi emotivamente, sia che si tratti di alberi, arbusti, fiori, foglie, frutti, animali, rocce. Cito lo scrittore, filosofo Ernst Junger “Quando tutto è silenzio le cose cominciano a parlare: pietre, animali e piante diventano fratelli e sorelle e ci comunicano ciò che è nascosto”. Questa citazione mi sembra molto appropriata in questo periodo di isolamento forzato e forse anche di silenzio interiore, dove ciò che è nascosto, il Coronavirus, ci minaccia pesantemente portandoci però nel contempo anche un messaggio su cui dovremmo riflettere: “Fermatevi, ascoltate, cambiate”. Quella natura che noi bistrattiamo costantemente con i nostri stili di vita, oggi sta prendendosi pian piano la sua rivincita: l’inquinamento in tutta la pianura padana si è notevolmente abbassato, nei canali di Venezia si può vedere il fondo a occhio nudo, gli animali più impensati, come i caprioli, stanno tornando ad uscire allo scoperto nelle nostre campagne. In particolare, l’intimo legame fra noi e il mondo vegetale è anche testimoniato nei miti, dalle infinite metamorfosi di esseri umani in fiori o piante, oppure dalle miracolose fecondazioni di donne o ninfe che inghiottono un seme o un fiore per ottenere la fertilità. La Bibbia stessa è intrisa di simbologia vegetale: nel vangelo di Giovanni leggiamo che il Cristo è la vite e i discepoli sono i tralci, nel libro del profeta Isaia si parla dell’albero-antenato di Jesse che si riferisce alla genealogia del Cristo. Da questa rappresentazione simbolica deriva il cosiddetto albero genealogico che ognuno di noi possiede, rappresentato dai genitori, dai nonni, dai bisnonni e dai trisavoli. In quasi tutte le tradizioni mistiche occidentali e orientali l’albero con le sue radici, rami, foglie, fiori e frutti connette l’uomo alla divinità. L’albero è simbolo dell’uomo primordiale e del cosmo. Il mondo vegetale è anche intimamente legato alla terapia e alla cura dell’individuo, basti pensare che nei monasteri medievali di tutta Europa esistevano laboratori di erboristeria medica, in epoca più recente è stata la medicina fitoterapica che ha rivisitato questa cultura millenaria. Nella storia dell’arte la simbologia vegetale può annoverare moltissimi esempi illustri: la Primavera di Botticelli, l’allegoria della Primavera dell’Arcimboldo, il giovane Bacco di Caravaggio, per giungere alle ninfee di Monet, agli Iris e ai Girasoli di Van Gogh. L’arte fin dall’antichità ha stabilito un rapporto privilegiato con la natura che anche oggi si manifesta per esempio in tutte le forme di Land Art più o meno effimere sparse per il mondo (immagine di apertura Tau ‘Abito il confine’ Arte Sella 2005). Ma come si esprime la natura nelle sue forme? Spesso attraverso simmetrie, ripetizioni, circolarità, caratteristiche tipiche anche dell’arte dei mandala. Qui per esempio vediamo in tutta la loro semplice bellezza dei mandala naturali: la base di un cespo di radicchio, l’interno di un caco mela, l’interno di una cipolla.
La parola mandala deriva dal sanscrito e significa essenza e prendere, cioè contenere l’essenza, inoltre viene tradotta anche come cerchio-circonferenza. Nelle culture orientali, queste configurazioni, che rivestono sempre un carattere spirituale, vengono tuttora eseguite dai monaci con sabbie colorate a fini rituali e per favorire la meditazione, dopodiché vengono distrutte per ricordarci la transitorietà di ogni cosa terrena. Presso i popoli di cultura sciamanica, come gli Indiani d’America e gli Aborigeni australiani, i mandala vengono costruiti a fini profetici e curativi. Tutte le figure circolari ma anche i quadrati e i triangoli che hanno un punto di convergenza centrale possono rientrare in questa definizione. Secondo il padre della psicologia analitica Carl Gustav Jung, il mandala costituisce un vero e proprio archetipo universale. La parola archetipo deriva dal greco e significa modello primitivo, assoluto ed autonomo. Jung ne cita numerosi esempi anche in ambito occidentale. In pittura, le aureole che circondano il capo di Cristo, della Madonna e dei Santi sono delle formazioni di questo tipo, come anche il Cristo contornato ai quattro lati dagli evangelisti sotto forma di aquila (Giovanni), leone (Marco), toro (Luca) e uomo alato (Matteo), ma anche la Croce stessa e i rosoni delle cattedrali. Le nostre cattedrali sono anche ricche di mandala di pietra, li troviamo per esempio nei bassorilievi che compongono il fonte battesimale ottagonale dello scultore Guido Bigarelli, nel battistero di S. Giovanni a Pisa, come possiamo vedere nell’immagine seguente. Anche nella pietra i motivi floreali e vegetali campeggiano, insieme alle testine di animali ed esseri che si trovano posizionati ai quattro punti cardinali.
Jung annoverò tra i mandala anche i piani urbanistici di alcune città antiche come Roma, alcuni borghi medioevali e anche città più recenti come Washington. Il mandala, essendo un archetipo, è una configurazione universale, impersonale che risiede nel nostro inconscio collettivo e per tale regione è ereditaria. L’essere umano del passato, così come quello contemporaneo, l’ha ereditata culturalmente così come si eredita il colore degli occhi o dei capelli. Il mandala inoltre opera a livello psichico e in particolare costituisce un legame importante tra la sfera razionale e cosciente dell’individuo e quella inconscia-emozionale. Sono convinta che oggi abbiamo un disperato bisogno di connettere maggiormente queste due sfere perché il campo della nostra consapevolezza individuale e sociale si approfondisca e produca dei nuovi frutti.
La mia pratica di MusicArTerapeuta nella Globalità dei Linguaggi è sempre andata in questa direzione con le persone con cui ho avuto la gioia di lavorare, purtroppo oggi, e per non so per quanto, dovrò cambiare modalità operative. In questo tempo di pandemia continuerò a pubblicare sul blog del sito www.tau-lab.com degli articoli che possano essere utili alle persone per intraprendere delle attività artistiche con i mezzi che generalmente abbiamo a disposizione a casa. Ecco perché vi propongo di realizzare mandala vegetali nelle vostre abitazioni, magari insieme ai vostri figli o insieme ai vostri anziani.
Potete utilizzare oltre a foglie e fiori freschi o secchi anche ramoscelli, sassolini e la buccia dei frutti che consumate, opportunamente tagliata. Nel caso li facciate su un piatto sufficientemente grande e rotondo possono diventare dei bellissimi centro tavola. Se lo desiderate potete inviarmi foto delle vostre creazioni per e-mail (teresa.cardarelli@gmail.com), così che le possa condividere sulla pagina di fb del TauLaBlog citandone gli autori. Anche questo è un modo per condividere in questo tempo di distanziamento sociale. L’attività artistica può produrre molti benefici, in particolare realizzare mandala induce la creatività, il rilassamento e la meditazione. Secondo Jung, il mandala più equilibrato è quello che si esprime nella circolarità convergente al centro con moduli quaternari. A questo modello si richiama anche questo mandala vegetale che realizzai insieme ad un gruppo di persone anni fa, composto di foglie, fiori, cortecce e paglia: un centro verso cui tutto converge con strade di accesso che delineano quattro settori che a loro volta indicano i quattro punti cardinali.
Il Nord connesso alla stagione invernale, alla mezzanotte e all’elemento Terra; il Sud all’estate, al mezzogiorno e all’elemento Fuoco; L’Est alla primavera, all’alba e all’elemento Aria ed infine l’Ovest connesso simbolicamente all’autunno e all’elemento Acqua. Buona Arte a tutti! Vi abbraccio virtualmente, coraggio ce la possiamo fare.
Maria Teresa Cardarelli – 24 marzo 2020