Il Teatro-Fiaba con le carte è una forma originale di teatro-terapia che si ispira al sociodramma moreniano classico e che si rivolge in particolare ai bambini dai 6 ai 10 anni e agli adolescenti. Dal 2014 al 2017 ho cercato di mettere a punto questa modalità teatrale attraverso dei percorsi che hanno coinvolto sia gruppi di bambini normodotati che bambini sordi. Ma di che si tratta? L’obiettivo prioritario di questa forma di teatro è quello di potenziare l’espressione e la comunicazione sia a livello non verbale che verbale. Come avviene nel sociodramma moreniano classico, nel teatro-fiaba con le carte non si interpreta una parte come fa l’attore, ma si interpreta se stessi nel gruppo e con il gruppo, in base a temi significativi o anche partendo da una fiaba come spunto iniziale. L’ assunzione creativa di più ruoli-personaggi è fondamentale per comprendere la realtà che ci coinvolge, sperimentando diversi punti di vista. In tal senso, l’uso del teatro-fiaba si è rivelato, da una parte, uno strumento strategico per cercare soluzioni a determinati problemi legati alle dinamiche gruppali e dall’altra si è rivelato efficace per lo sviluppo in positivo di ruoli sociali non cristallizzati, infatti il gioco di entrare ed uscire da un personaggio, come le inversioni di ruolo o gli specchi sviluppano pian piano la capacità di espandere alcuni aspetti della propria identità. Prima di giungere alle sessioni di teatro-fiaba vere e proprie c’è un gran lavoro preparatorio come la realizzazione delle scenografie legate ai temi salienti del gruppo, la scelta dei personaggi con i loro costumi e con i loro oggetti identificativi. Questo lavoro preparatorio dove i bambini sono coinvolti in attività artistico-espressive coincide anche con la realizzazione del mazzo di carte che solitamente si suddivide in diverse sezioni, come animali, personaggi, ambienti, oggetti e carte delle espressioni-emozioni. Contemporaneamente a questa fase si attivano dei riscaldamenti che consistono in esercizi di espressione corporea e mimica da cui poi si procede per le successive fasi di messa in scena, che avviene sempre in un clima ludico e contenitivo. Come ben insegnava Moreno la spontaneità e la creatività sono ingredienti irrinunciabili per un teatro terapeutico per cui nella messa in scena si sa da cosa si parte, perché nel nostro caso vengono scelte a caso delle carte pescandole dai diversi mazzetti tematici, ma non si sa dove si arriverà, perché si gioca improvvisando, con l’assistenza di un conduttore che insieme al pubblico partecipante può intervenire secondo alcune regole precedentemente date. Quando è possibile, sia dei riscaldamenti che delle scene giocate vengono effettuate delle riprese video che si utilizzano in un secondo momento. Rivedersi con un ‘occhio esterno’ è estremamente utile sia per gli operatori che per i bambini che pian piano maturano una maggiore presa di coscienza dei loro stili e dei loro comportamenti.
Maria Teresa Cardarelli-Giugno 2017