SULLE ALI DELLA FANTASIA CON I PIEDI PER TERRA

L’IMPORTANZA DELL’ ALBERO GENEALOGICO 

‘Viaggiare sulle ali della fantasia con i piedi per terra’ non è certo questione di poco conto che potremmo affiancare  alla più conosciuta perla di saggezza ‘Solo chi ha radici può volare’. Per ogni persona, la terra e le radici sono costituite dal suo albero genealogico, cioè dalla famiglia. Questo è un regalo che madre natura fa indistintamente a tutti. Se siamo qui è perché abbiamo un padre e una madre che ci hanno messi al mondo e dietro di loro un’altra miriade di persone. Ovvietà sconcertante, molto meno ovvia invece è la conoscenza profonda di queste radici da parte nostra come la consapevolezza dei messaggi, specialmente non verbali, a cui siamo stati sottoposti nell’ infanzia e con i quali siamo cresciuti. Messaggi che nel bene e nel male ci hanno condizionato, alle volte fino al punto da farci dimenticare di avere un paio di ali. OLGA CIAMARRA, la protagonista di un racconto inedito che ho scritto recentemente, era una donna a cui questi temi stavano molto a cuore. Eccone uno stralcio tutto per voi.

Per questo ogni tanto si rendeva di vitale importanza de-programmare per ri-programmare e con ciò mi riferisco al ruolo che ciascuno ricopre all’interno della propria famiglia. Perché tale operazione abbia successo il segreto sta nella temporanea sospensione di ruolo. Per un po’ di tempo ci vuole la pazienza di non far nulla, di star fermi ad osservare attentamente ogni segnale . La prima volta che tentai un’operazione di de-programmazione avevo 12 anni e i miei genitori pensarono che avessi contratto una malattia neurologica. A seguito di un encefalogramma che risultò nella norma, mamma e papà tirarono un respiro di sollievo e ripresero le loro vite di sempre, convincendosi che si doveva trattare di un’eccentricità adolescenziale.  I ruoli che tutti noi possiamo assumere nella vita, come la madre, il padre, la moglie, il marito, l’amante, il figlio/a, l’operaio, il manager, il direttore, il mediatore, il pazzo, la crocerossina, il casanova, il marziano, lo scemo del villaggio e chi più ne ha più ne metta, sono un’arma a doppio taglio potentissima. Qualunque sistema, anche quello familiare, per funzionare ha bisogno di contare sul fatto che i soggetti che lo compongono assumano un ruolo (guarda caso sempre assegnato da altri) e lo sostengano. Il problema è che così facendo, oltre a giocare delle parti i cui abiti spesso si rivelano stretti, nel tempo, i ruoli finiscono per cristallizzarsi provocando danni ingenti sia alle persone, sia al sistema nel suo complesso che tende a perpetuarsi, anche in assenza di efficienza e di efficacia. Solo un evento critico può far innescare la scintilla della trasformazione che può spalancare le porte a Regina Libertà, ma forse sto esagerando. Piace a tutti riempirsi la bocca di questa bella parola, in realtà siamo pronti a rinunciarvi per una manciata di lenticchie. Spesso mi sono chiesta cosa sia la libertà e in cosa consista. E’ possibile sentirsi ed essere davvero liberi? A partire dalla vita prenatale siamo bersagliati dagli umori di nostra madre e di rimbalzo di nostro padre, per non parlare delle aspettative che i nostri cari hanno sul nostro conto già prima che mettiamo il piedino in questo mondo. Io ho sempre avuto l’impressione che il mio arrivo avesse scatenato il putiferio tra i miei genitori i quali all’epoca stavano terminando i loro studi universitari ed erano piuttosto al verde. Durante il travaglio, ebbi subito l’occasione di tornare da dove ero venuta, ma prontamente una suorina mi battezzò per direttissima in sala parto.   Forse  quelle poche gocce di acqua benedette dalla fede mi evitarono quel noioso mondo, né carne, né pesce, chiamato limbo, cancellato dall’universo anche da un Papa. Dopo il rito battesimale espresso, le cose presero tutt’altra direzione e qualche mese dopo mi ritrovai con i parenti tutti per il rito ufficiale in una chiesa come Dio comanda, sicché sono stata battezzata due volte. Dopo la  mia nascita,  mamma stentava a riprendersi dal parto e papà, che all’epoca era senza lavoro, non faceva che scrivere poesie dai toni melodrammatici e dipingere facce dalle espressioni allucinate: percepii molto presto che ero di troppo.  Quando poi, venni a sapere da mio padre che aveva cercato di convincere la fidanzata a rinunciare alla sua creatura e che dopo la mia nascita un prozio cercò di sopprimermi per saldare un conto in sospeso con suo fratello, cominciai a soffrire di una sottospecie di sindrome della sopravvissuta. Mia sorella, invece, secondo i desideri di papà, avrebbe dovuto essere un maschio. In genere, i bambini che non corrispondono alle aspettative dei genitori in merito al sesso finiscono anche loro per avere dei problemi, perché percepiscono che dovrebbero essere diversi da quello che sono. Per continuare nella lista ci sono poi i ‘figli sostituti’, cioè quelli che devono rimpiazzare un bambino precedentemente morto in tenera età, questi di solito vivono con accanto il fantasma dello scomparso, come mio padre, che nacque dopo la morte di una sorellina di cui guarda caso porto il nome. Tra i nascituri del pianeta terra il tipo ‘era meglio non esserci’, il tipo ‘devo essere diverso’ e il tipo ‘devo sostituire un altro, sono veramente moltissimi. Oggi c’è anche un gran numero di bambini ‘al mondo a qualunque costo e in qualunque modo’; pure loro possono avere problemi. Spesso questi poveretti non sanno chi è il loro padre naturale o la madre che li ha portati in grembo, e molti di loro dall’adolescenza in poi, come del resto i bambini adottati, cominciano ricerche forsennate per conoscere le proprie origini, venendo per lo più osteggiati dalle leggi vigenti. Infine, ci sono tanti bambini ‘devo realizzare tutto quello che i miei volevano fare nella vita e non sono riusciti a fare’, anche questi non se la passano poi tanto bene, specialmente se hanno capacità inferiori alla media. Per contro ci sono schiere di fanciulli che non devono neanche sognarsi di superare i genitori. Ma esistono bambini che vengono al mondo con la possibilità di diventare nel tempo ciò che sono?

Lasciamo  ora Olga Ciamarra perché vorrei farvi una modesta proposta. Quando pensate alla vostra famiglia qual è la prima immagine che vi viene in mente? Provate a disegnarla o a farla disegnare ai vostri figli. Dalle mani usciranno forme e colori che sicuramente vi sorprenderanno. Poi interrogate silenziosamente la vostra immagine, sono certa che vi parlerà dei tesori e dei segreti del vostro albero. L’immagine in apertura è il disegno di un bambino di 8 anni dal titolo “Quando penso alla mia famiglia”.

 Maria Teresa Cardarelli – 14 settembre 2014

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