Il 17 e il 18 settembre scorsi, al Taulab, si sono svolti due giorni di open days intensi e stimolanti che hanno registrato una grande partecipazione di pubblico. Un bellissimo gruppo con le sue sinergie ha reso possibile l’allestimento di una mostra sui mandala, un concerto di mandala sonori dove un violino, una viola e un tamburo ci hanno regalato suoni, melodie ed emozioni a partire dalle immagini esposte, conversazioni sulla pratica del mandala, sulla mindfulness e sul tema arte e psiche. Tutto ciò intercalato da laboratori esperienziali di artiterapia creativa. Vista la ricchezza dei temi proposti e degli spunti emersi, fino a dicembre 2016 i post del blog verteranno sulle tematiche di queste giornate condivise. Il post di settembre a cura di Monia Schiavo è dedicato ad un singolare connubio: mindfulness e arte effimera. Buona lettura !
QUANDO LA MINDFULNESS SI SPOSA CON L’ARTE EFFIMERA
La presente relazione è stata tenuta dalla psicologa Monia Schiavo nell’ambito degli Open days svoltisi al TauLab nel settembre 2016.
La recente esperienza che si vuole presentare scorge una contaminazione tra arte e psicologia, più precisamente tra l’Arte Effimera (declinata mediante i Mandala) e la tecnica della Mindfulness. Tra queste discipline ci sono tanti punti in comune e questo ci ha consentito, di proporre un percorso esperienziale per adulti su un duplice binario: artistico /espressivo e psicologico / di crescita personale.
L’arte effimera è un’arte, un fare che ha una durata temporanea (dal greco epì- ed emèra, “dell’arco di un giorno”). Interpreta il massimo della transitorietà e della concretezza stringente dell’opera realizzata e del materiale usato. Anche oggi, in oriente, i mandala vengono realizzati dai monaci per motivi rituali e simbolici e successivamente dissolti o dispersi perché il fine ultimo non è l’opera in sé, ma il processo meditativo che ne sta alla base.
Questa tipologia di espressione artistica è stata appunto scelta, in virtù delle sue caratteristiche, poiché si sposa molto bene a livello concettuale con la disciplina della Mindfulness. Quest’ultima condotta dal medico Kabat-Zinn, dall’Oriente in Occidente, ha poi ottenuto un largo consenso nella comunità scientifica.
La mindfulness è una tecnica che rientra in un approccio terapeutico chiamato con l’acronimo ACT (Acceptance and Commitment Therapy) e la sua matrice scientifica è di origine cognitivo comportamentale, ma oggi viene ampiamente utilizzata anche in ambito non strettamente clinico.
L’ACT ha come scopo principale l’accettazione di esperienze, emozioni, pensieri e la messa in atto di azioni coerenti con i propri valori personali. La mindfulness è una tecnica che permette di acquisire consapevolezza del momento presente.
Capita infatti ad alcune persone di avere qualche difficoltà e di non riuscire a vivere il tempo presente, ma di pensare costantemente al futuro, anticipando i problemi e preoccupandosi in sostanza di tutto e tutti. Altre persone invece tendono a rivivere esperienze spiacevoli del passato, si rammaricano per situazioni già vissute che non possono modificare, si colpevolizzano per come sono andate le cose. La pratica quotidiana della mindfulness aiuta a vivere nel presente senza tentare di scacciare i propri pensieri e le proprie sensazioni.
Nel percorso laboratoriale proposto il focus muove da un processo cognitivo, ovvero dal prestare attenzione al qui ed ora, in maniera consapevole e non giudicante. Il primo ancoraggio per restare nel presente è connettersi all’esperienza corporea, in particolare alla presenza del proprio respiro. Esso infatti diventa centrale, come anche tutte le sensazioni fisiologiche e corporee sulle quali si lavora concretamente durante le sessioni di mindfulness.
In ogni incontro sono stati sperimentati due momenti: uno iniziale, dedicato ad un esercizio di pratica esperienziale di mindfulness, basato su una metafora scelta ad hoc per esplorare i sei processi dell’esagono della flessibilità del modello ACT (1.Contatto con il momento presente; 2.Valori; 3.Azione impegnata; 4. Sé come contesto; 5. Defusione; 6. Accettazione). La metafora consente, di accedere ad una visualizzazione in una cornice meditativa. Mentre il secondo momento è stato dedicato alla ricerca espressiva mediante l’arte effimera, effettuata individualmente e/o in gruppo e applicata ai mandala. Anche nel nostro percorso, di tutte le produzioni realizzate non è rimasto nulla di duraturo. Bensì rimane l’esperienza che si vive e che si sta attraversando in quel momento, le emozioni, gli echi e le suggestioni; un ponte emotivo tra gli incontri tematici e l’esperienza quotidiana.
Bibliografia :
Siegel D.J.,Mindfulness e cervello, Raffaello Cortina Editore
Schwartz, J. (1997). Il cervello bloccato. Longanesi – Milano
Stefania Mele (2010) La relazione mente-corpo. Embodiment, mindfulness, neurofenomelogia.di Mele Stefania. Libreriauniversitaria.it
Monia Schiavo, Carpi 17 settembre 2016